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LA FORMA DELLE CITTÀ MURATE DI TERRA D'OTRANTO TRA PREESISTENZE E TRASFORMAZIONI: TRE CASI STUDIO

Occhilupo G.

Mappe catastali, città storiche, Terra d’Otranto, storia urbana, mura urbiche 

La storia della costruzione e della struttura architettonica delle fortificazioni urbane nel Salento ci consegna un periodo ben preciso rispetto alle implementazioni e alle ricostruzioni o restauri: il periodo angioino e in seguito quello aragonese. Il mutamento dell’assetto sociale e di gestione del territorio introdotto dai normanni prosegue come conseguenza in un processo di “ristrutturazione degli insediamenti”; ad esempio con la nascita di nuovi abitati in seguito ad accorpamenti di vecchi casali e alla loro fortificazione, che trova nei periodi successivi un riassestamento dello status quo anche in termini architettonici. In maniera generalissima, le guerre intestine e la crisi sociale ed economica del ’300 hanno fatto sì che, come concause, oltre alle riparazioni dell’esistente, come ci riportano i registri della cancelleria angioina, si elevassero delle mura difensive in borghi ancora privi di questa caratteristica. Se la costruzione delle mura, integrata anche da torri e bastioni, era realizzata in maniera strategica nei periodi medievali, le grandi obliterazioni e trasformazioni delle mura urbiche realizzate agli inizi del XIX secolo in maniera massiva e quasi mai organizzata e rispondente ad un piano organico e ragionato di carattere urbanistico, sono quelle che muteranno per sempre la facies degli abitati e arriveranno e proseguiranno fino all’età contemporanea, generando danni irreversibili. Accanto alla storia narrata dai materiali e dalle tecniche costruttive, quindi dalla storia in loco, altrettanto prezioso è il percorso narrato dalle documentazioni d’archivio. Tale materiale documentale, oltre a testimoniare la storia urbana con atti amministrativi quali richieste, vendite, permute, denunce, processi etc., racconta anche la visione e la percezione dei cittadini in quel preciso tempo e luogo rispetto al loro borgo e alle loro esigenze primarie. Il caso di Ugento, centro del basso Salento a continuità doi: xxxxxxxxxxxxx 1365 di vita a partire dal periodo messapico, è un caso esemplare. In questo caso, infatti, sono due le cinte murarie interessate: quella messapica e quella medievale. La ricerca in archivio ha restituito momenti di conoscenza della vita costruttiva delle mura urbiche. Nei primi anni del 1800 si assiste ad un susseguirsi di aperture di varchi all’interno delle mura medievali ancora in piedi o di costruzione addossate per personalissimi e privati usi da parte di cittadini o di iniziative improprie da parte delle istituzioni, Oppure di attività di vera e propria spoliazione dei blocchi della cinta messapica, utilizzata anche come cava. Le mutazioni registrate a seguito di queste azioni hanno restituito l’immagine della città che ancora oggi si conserva. Lo stesso percorso di distruzione si rintraccia anche in altri abitati, ad esempio in quello di Specchia, dove fino ai primi anni del ’900 esisteva una torre a pianta circolare, nella storiografia chiamata “fortino” e rintracciabile ancora fino alla fine degli anni ’40 ed in seguito abbattuta per far posto ai lavori di risistemazione di un largo antistante il versante SO delle mura urbiche. Un altro caso di mutamento della facies urbana a causa delle mura urbiche è dato da Scorrano, abitato perfettamente conservato nella forma della città storica perché definita dal perimetro del circuito murario leggibile nell’andamento dei profili degli edifici addossati. Ad aumentare la trasformazione anche una serie di varchi realizzati probabilmente per consentire una ulteriore comunicazione con l’esterno, oltre a quella individuata da Porta Terra e la strada principale che divide in due l’abitato in maniera trasversale, ovvero via Umberto I.



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